Sono circa 5 milioni i possibili lavoratori italiani (su un totale di 23 milioni) che potrebbero usufruire dello smart working.
A dichiararlo è Enrico Miolo, Smart Working Initiative Leader di Cisco Italia durante l’evento Digital Mice 2017 tenutosi oggi a Milano. Se pensiamo che al momento sono solo 300 mila i dipendenti, in tutto il territorio nazionale, è facile capire come ci sia ancora molto da fare. Le aziende, lato management e HR, dovranno quindi istruire e convertire a nuove modalità collaborative e organizzative milioni di lavoratori. Altrettanto importante la pianificazione, in tempi medio brevi, delle proprie tecnologie interne di comunicazione.
#digitalmice17 @enricomiolo @CiscoItalia #smartworking il pericolo è la banalizzazione. Bisogna aumentare l'#engagement dei #millenials pic.twitter.com/QkDSYmUbEs
— GO Digital (@godigitalit) September 13, 2017
Il pericolo è la banalizzazione
Purtroppo, al contrario di quanto pensano molto aziende, permettere al dipendente di accedere all’email aziendale anche da casa non è “smart working”. Il concetto di “lavoro agile” viene spesso confuso con quello di telelavoro. Lo smart working vive, al contrario, di obiettivi da raggiungere, lasciando il lavoratore un grado di autonomia a cui forse, in Italia, è poco abituato (e incentivato). La sfida per le aziende che vogliono introdurre lo smart working è quindi, prima di tutto, di innovare profondamente il proprio management. A questo si aggiunge che entro il 2020 le aziende dovranno gestire ben quattro generazioni di lavoratori. Baby boomers, X generation, millenials e Z generation hanno stili di vita, professionalità ed esperienze completamente diverse.
#digitalmice17 @enricomiolo @CiscoItalia #smartworking richiede lo studio nuove location fisiche che incontrino le esigenze digitali. pic.twitter.com/QpZulvKy9t
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Un nuovo paradigma: Activity-Based Working
Adeguare tecnologie collaborative significa anche ridisegnare spazi di lavoro, introdurre nuove modalità di comunicazione, come Cisco Sparks. Si aprono quindi nuovi scenari che consentiranno alla aziende di risparmiare risorse economiche importanti. Queste potranno essere a loro volta reinvestite in formazione e ambienti “fisici” più adatti allo scambio “virtuale” di informazioni. L’aggiornamento del personale potrà essere effettuato anche in remoto, coinvolgendo decine di lavoratori alla volta, mantenendo elevato il grado di interattività con ognuno grazie a piattaforme studiate ad hoc.

In sintesi le 6 fasi di adozione di un progetto di smart working. Il personale deve essere al primo posto durante una trasformazione generazionale così profonda del mondo del lavoro.